Monti della Laga: vacanza nelle aree protette delle Marche

  • I Monti della LagaParco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
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Superficie: 150.000 ha Istituzione: 1995

Comuni del Parco: Arquata del Tronto, Acquasanta Terme

Più a Sud dei Monti Sibillini, oltre le gole scavate dal fiume Tronto, si innalzano i Monti della Laga, che costituiscono il settore più settentrionale del Parco nazionale che comprende anche il massiccio del Gran Sasso. Istituito nel 1995, il parco ha una superficie di 150.000 ettari, di cui 9.900 nella Regione Marche.

I Monti della Laga, che raggiungono con il Monte Gorzano 2.458 m di quota, sono costituiti da arenarie e marne. La natura geologica condiziona la morfologia di queste montagne, le cui cime si presentano più arrotondate con numerose valli incise e profonde e circhi glaciali.

La costituzione marnoso-arenacea fa sì che l’acqua scorra impetuosa in superficie, raccogliendosi in ruscelli, torrenti e fiumi, che precipitano a valle formando decine di splendide e affascinanti cascate come quella della Volpara o di Selvagrande.

Nel territorio del parco vivono più di 2.000 specie di piante, tra le quali il giglio martagone, la stella alpina dell’Appennino e diverse orchidee rare come l’orchidea epipogio. Una delle varietà più significative è il mirtillo, che con estesi tappeti in alta quota, costituisce una vera e propria brughiera trai pascoli d’altura.

La notevole ricchezza e diversità floristica e di vegetazione va ricercata sia nelle quote elevate, che sfiorano i 3.000 metri, che nel differente substrato geologico dei massicci montuosi principali.

Se il Gran Sasso si caratterizza, in particolare nel versante aquilano, per la grande estensione dei pascoli, i Monti della Laga sono per buona parte ricoperti da foreste. Alle quote inferiori sono presenti i querceti e i castagneti, impiantati in epoca romana, mentre la faggeta è la formazione forestale più estesa e si sviluppa dai 1.000 ai 1.800 metri di quota.

Spesso al faggio si associano o sostituiscono altre essenze arboree come il tasso o l’agrifoglio, specie residuali di epoche caratterizzate da un clima più caldo e umido, acero, tiglio, frassino e olmo montano rivestono le forre.

Da segnalare anche i boschi del raro abete bianco - che qui ha una delle due stazioni presenti nelle Marche - e alcuni nuclei di betulla, testimonianza vivente di eventi climatici passati che hanno influito molto sulla vegetazione attuale.
La specie faunistica più interessante del parco è rappresentata dal camoscio, ungulato esclusivo della montagna appenninica che, dopo cento anni, è tornato con un nucleo di circa 50 individui, grazie ad una riuscita iniziativa di reintroduzione.

Nel territorio vivono altri grossi erbivori come il cervo, il capriolo ed il loro predatore per eccellenza, il lupo appenninico, che va ricostruendo piccoli branchi. Da qualche tempo, appare sporadicamente anche l’orso bruno marsicano.
Sono inoltre presenti numerosi rapaci rari come l’aquila reale, l’astore, il falco pellegrino, il lanario, il gracchio corallino e il gufo reale.

Tra le foglie, negli ambienti freschi dove l'acqua scorre o si raccoglie, vivono la salamandrina dagli occhiali, un anfibio piuttosto raro, e la rana temporaria. I Monti della Laga erano fino a qualche anno fa quasi sconosciuti agli appassionati di montagna e, a causa della relativa vicinanza al Gran Sasso, al Terminillo e ai Sibillini, poco frequentati.

Ma chi si avvicina una sola volta ad essi non può fare a meno di tornare e fare delle belle escursioni in tutte le stagioni, o praticare l’alpinismo, lo sci escursionismo o lo sci alpino.

D’inverno, quando l’acqua lascia il posto a delle spesse colate di ghiaccio, le cascate della Laga offrono insoliti e impegnativi percorsi per gli alpinisti.